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Il Parco Reale: l’anima verde della Reggia di Caserta

Il Parco Reale: l’anima verde della Reggia di Caserta

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La Reggia di Caserta è tra i luoghi della cultura più visitati in Campania non solo per le meraviglie delle sue sale e delle opere che sono qui custodite, ma anche per l’immenso Parco Reale, parte integrante del progetto dell’architetto Luigi Vanvitelli.

Hai un pass artecard? L’ingresso alla Reggia di Caserta è incluso e puoi visitare anche i giardini.

Questa volta però non ti racconteremo della bellissima dimora borbonica, ma della sua immensa area verde, costituita da120 ettari tra giardini e fontane, che ti attende al termine della visita del palazzo.

Il progetto

Il Cannocchiale

Nel progettare il parco, Vanvitelli si ispirò ai più bei giardini delle residenze reali del 700, tra cui quello di Versailles, innovativo rispetto alla tradizione italiana del giardino rinascimentale in voga a quel tempo. Il punto forte è il cosiddetto “Cannocchiale”, il lungo viale che parte dalla reggia e arriva fino alla cascata situata alla fine del parco. I lavori iniziarono nel 1753 e interessarono non solo i giardini, ma anche l’Acquedotto Carolino, costruito per alimentare le fontane della Reggia. In realtà Vanvitelli vide completato nel 1773 solo quest’ultimo mentre il figlio Carlo, alla morte del padre, portò a compimento il progetto del parco iniziato dal padre, effettuando alcune modifiche, per mancanza di fondi e per velocizzare i tempi di realizzazione, ma lasciandone intatta l’essenza.

L’Acquedotto Carolino

Foto di Angelo Tortorella

Le fontane del parco sono alimentate da quello che è stato definito una delle opere di maggiore interesse architettonico e ingegneristico del XVIII secolo e riconosciuto patrimonio dell’UNESCO: l’Acquedotto Carolino, progettato sempre dal Vanvitelli, contemporaneamente con l’inizio dei lavori del parco, allo scopo di alimentarne le fontane ma anche il Complesso di San Leucio.

Ma da dove proviene l’acqua? Dalle falde del monte Taburno, dalle sorgenti del Fizzo in provincia di Benevento, precisamente a Bucciano, in provincia di Benevento e il sistema idrico la trasporta lungo un tracciato circa 40 km, tra ponti e percorsi sotterranei. Il punto (e ponte) più importante di tutta la struttura è quello che attraversa la Valle di Maddaloni, in provincia di Caserta, realizzato in tufo con tre ordini di archi a tutto sesto che svettano fino a 60 metri d’altezza e lungo 500 metri.

Ti abbiamo incuriosito? Puoi fotografare anche il Ponte Carlo III di Moiano (BN), che attraversa il fiume Isclero, e il Ponte della Valle di Durazzano (BN).

Il Parco

Se il Palazzo Reale è un tripudio di stucchi e armoniose architetture, il parco non è da meno! Ne rispecchia infatti tutta la magnificenza grazie alle meravigliose fontane che si trovano lungo il percorso, alla raffinatezza dei giochi d’acqua e al verde che si perde all’orizzonte lungo i 3,3 km del Cannocchiale.

Le aree verdi sono suddivise in tre parti: la prima parte dai parterre con i viali e il Bosco Vecchio fino alla Fontana Margherita, la seconda costituita dalla cosiddetta Via dell’Acqua e infine il Giardino Inglese.

Quella dei parterre è la prima area verde che incontri una volta uscito dal palazzo. Si tratta di un percorso costituito da complessi di aiuole che riprendono disegni geometrici, con viali che conducono a piccoli boschi nei quali puoi osservare tigli, carpini e lecci.

Passeggiando, attraversa il Bosco Vecchio, preesistente alla residenza borbonica, e raggiungi la Castelluccia, una piccola fortezza in miniatura, oppure vai in direzione della Peschiera, il lago artificiale che ospita un piccolo tempio e dove si allevavano i pesci. Fu l’architetto Collecini a dedicarsi alla costruzione della Peschiera e modificare l’edificio della Castelluccia, trasformandolo in padiglione per le esercitazioni di battaglie navali per il giovane Ferdinando e che consistevano in un assalto che il re in persona, a capo di una flottiglia di barche, conduceva contro i fortino che sorgeva sull’isolotto, Durante le simulazioni militari, seppur in piccola dimensione, furono utilizzati dei veri e propri cannoncini e altre armi. Il fortino della Castelluccia veniva invece utilizzato per finte esercitazioni militari

Fontana Via dell’Acqua – Foto della Reggia di Caserta

La parte centrale del parco è costituita dalla cosiddetta Via dell’Acqua, che inizia dalla fontana Margherita e prosegue verso la collina dove si trova la cascata d’acqua  proveniente dalle falde del Monte Briano. Una distesa verde, ricca di lecci e di boschi di querce che si alternano a bacini d’acqua, vasche e fontane monumentali arricchite da statue. Lungo il Cannocchiale troverai prima la Vasca e Fontana dei Delfini, poi la Vasca e Fontana di Eolo e quella di Cerere, le cascatelle e fontana di Venere e Adone fino a raggiungere la Grande Cascata con la fontana di Diana e Atteone. Proprio quest’ultima, che rappresenta la divinità protettrice della caccia circondata dalle ninfe e pronta a immergersi nelle acque, mentre Atteone, per metà trasformato in cervo sta per essere divorato dai propri cani, rappresenta la fine della Via dell’Acqua e l’inizio del Giardino Inglese.

Bagno di Venere – Foto di Amedeo Benestante

Voluto da Maria Carolina, fu realizzato dal botanico inglese Andrew Graefer che nel 1782 diede avvio ai lavori nell’area in prossimità della grande cascata.Lungo i 23 ettari di giardino, si alternano armoniosamente alberi e piante rare, fra i quali eucalipti, pini, lauri, cipressi, gingko biloba, magnolie, platani, querce, palme e acacie, ma non mancano piante grasse e camelie, peonie, mortelle, convolvoli, ginestre e rose, oltre alle felci e alle ninfee che spuntano dai laghi e dalle vasche. E in questo magico contesto, si inseriscono i richiami al passato, con il criptoportico, il Bagno di Venere  e l’Aperia, utilizzata in origine per l’allevamento delle api e poi trasformata in serra. Qui vicino si trovano l’Acquario, dedicato alla coltivazione delle piante acquatiche, il Rosaio e la Scuola Botanica.